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Sergio Camellini
Fin da bambino si soffermò a rimirare i lavoratori dei campi e gli artigiani nelle botteghe in un borgo di Sassuolo. Da quelle giovanili esperienze diede ali alla fantasia e fondò sull’Appennino emiliano un Museo d’Arte Povera della Civiltà Contadina e dei Mestieri, iniziando a vergare e graffiare le pagine intonse di un quaderno, custodito gelosamente nell’ultimo cassetto d’una vecchia scrivania, onde cogliere i variegati aspetti della società, in una sorta di “psicopoesia”, da psicologo clinico qual è.